in molti ti vorranno giustamente ricordare e ti rimpiangeranno per i grandi eventi di cui sei stato protagonista, evocheranno l’importanza della tua figura per le posizioni professionali rilevanti che hai ricoperto. Per molti sei stato un punto di riferimento, di ispirazione politica e di capacità ideativa e strategica. Noi della Cooperativa Meta, invece, abbiamo conosciuto e perso anche e soprattutto uno di noi, un pezzo delle nostre radici: uno di quei ragazzi che più di 40 anni fa si riunì per avventurarsi nella creazione di quella che oggi è la nostra Cooperativa.
Non è facile raccontarti, Carlo, per il semplice fatto che ognuno dei qui presenti avrebbe sempre da aggiungere un particolare, una caratteristica, un risvolto, che probabilmente dedicavi solo a lui, o solo a lui in quella determinata maniera. Sei stato una persona straordinaria che rendeva speciali i suoi interlocutori, non per tattica, tantomeno per posa, ma per il desiderio di ascoltarli, la curiosità di capirli, la passione del confrontarsi, la soddisfazione di trovare un punto d’incontro, lo stimolo di riflettere sulle divergenze rimaste, l’importanza della reciproca comprensione. Tutto quello che hai costruito, Carlo, è solido, proprio perché mai frutto di un soliloquio, di un concerto per voce sola, di un ripiegarti sulle tue forti convinzioni: queste forti convinzioni tu le hai sempre volute misurare con quelle degli altri, senza mai cedere alla logica del mero potere. Non hai mai avuto bisogno di trincerarti in roccaforti autoindulgenti e consolatorie, sei stato un autentico progressista, mantenendo costantemente nel tuo orizzonte l’evoluzione e la maggiore condivisione delle tante cose positive che sei andato realizzando. Hai ideato e costruito servizi e diritti laddove c’era un deserto sociale, hai dato a molti invisibili un megafono per farsi sentire, e al contempo non hai demandato ad altri il farsene carico, proponendo in prima persona nuove soluzioni per una cittadinanza più consapevole e meno passiva. E, cosa fondamentale, tutto questo lo hai fatto restituendo rispetto ai molti ultimi che lo avevano perso, o forse mai conosciuto: gli anziani, i disabili, i bambini fragili, le vittime di dipendenze, i senzatetto.
Ma come? Come hai fatto a raggiungere tutte queste realtà, tutte queste situazioni, tutte queste persone? Rimanendo fino all’ultimo convinto che i monologhi, nel sociale, siano sterili esercizi di stile; che i rapporti che ognuno dei soci, dipendenti, colleghi doveva avere con gli altri, e con gli utenti, necessitava di un esempio credibile cui far riferimento. E neanche in questo caso, Carlo, ti sei tirato indietro, mantenendo fede al mandato di prestare cura e attenzione, dare ascolto, sostenere decisioni, proporre aperture laddove la Realpolitik suggeriva il rassicurante mantenimento delle posizioni raggiunte, e dei benefici ad esse legati, come fossero fini a sé stessi. Carlo, tu questo non te lo sei mai permesso, facendoci capire perché era fondamentale che nessuno di noi se lo concedesse: perché il lavoro nel sociale ha un futuro solo se non lo lasceremo mai stagnare, solo se rifuggiremo caparbiamente la parte di meri erogatori di servizi, solo se la Persona resterà sempre al centro del nostro intervento, e solo se quest’intervento conterrà un pensiero ad Essa specificamente dedicato.
Caro Carlo, ti vogliamo bene: sei stato il nostro Presidente per antonomasia, quello che anche quando ha passato il testimone, ha conservato un atteggiamento di responsabilità e di attenzione per la nostra Cooperativa e la sua gente.
Noi proseguiremo il tuo percorso.